lunedì 29 luglio 2013

Chi dice che il radiocomando non tiene in esercizio???

Tenere in ordine la pista è attività tutt'altro che scontata, ma è anche piacevole (e oggidì rara...) occasione di buon esercizio fisico!
Periodicamente, infatti, bisogna cercare di riempire le buche e di riportare la terra dall'esterno delle curve nuovamente verso l'interno; succede, altrimenti, che dove le macchine passano più frequentemente si formino buche, avvallamenti e zone di terreno durissimo e battuto, mentre in altri punti ci siano inutili addensamenti di polvere soffice.
Quindi tanto lavoro di rastrello e, poi, di rullo (più se ne passa e meglio è ...).



Altra questione, poi, è il tipo di fondo su cui correre: in estate, la pista diventa molto secca e polverosa; questo, ovviamente, peggiora la tenuta delle macchine le quali, sollevando grandi nuvole di polvere, riescono a imbiancare tutto ciò che sta attorno (piloti compresi!).
Le nuvole di polvere, però, sono molto scenografiche e, inoltre, le macchine si puliscono molto facilmente: due colpi di pennello morbido o di compressore e la vettura sembra non aver mai corso.
Esattamente l'opposto accade con la pista umida: la tenuta migliora di molto, i piloti non ingoiano polvere, ma le macchine si infangano orrendamente e sono davvero difficili da pulire.
Quindi cosa è meglio, bagnare o non bagnare?
Dipende dai gusti; correre sulla polvere è senz'altro più difficile e bisogna dosare attentamente la potenza, ma può regalare soddisfazioni agli amanti del "drift" ed è molto coreografico.
La terra umida permettere di dare maggiore sfogo alla potenza della macchina, consente una guida più precisa e permette di valutare meglio le prestazioni delle vetture.
Scegliete voi.
   
Pista asciutta e polverosa: tenuta scarsa, piloti sporchi e macchine pulite
Pista umida: tenuta buona, piloti puliti e macchine sporche!

Himoto Spino: ammortizzatori "upgrade"

Dopo circa 5 mesi di onorato servizio senza grossi inconvenienti, ho deciso di regalare alla mia brava Himoto Spino un nuovo set di ammortizzatori.
La "Audiovideogeneration" di Donato Iaccarino da Sorrento (importatore ufficiale Himoto) ha ora in catalogo anche le parti in alluminio per la 1:18, quindi mi è sembrato logico cominciare a valutare queste nuove (e costose ...) parti proprio partendo dagli ammortizzatori, che sono una delle componenti più importanti della vettura e che, nella versione base, non sono proprio il top perchè sono talvolta un po'duri e non tengono molto bene l'olio.

La Himoto Spino con la carrozzeria della Centro (accorciata per tenere l'ala del buggy).
I nuovi ammortizzatori in alluminio fanno bella mostra di sè.
Gli ammortizzatori in alluminio si presentano senz'altro bene: sono leggeri ed esteticamente appaganti anche se, purtroppo, non sono regolabili tramite la consueta ghiera a vite per la compressione della molla che è spesso presente negli ammortizzatori "upgrade".
Vanno riempiti di olio e, durante questa operazione, ho notato un non perfetto accoppiamento delle parti cilindro - pistone, con qualche difficoltà d scorrimento di troppo.
Ho scelto di lasciare quasi del tutto scarichi (se non per lubrificare l'interno) gli ammortizzatori anteriori, e invece di riempire piuttosto bene (anche se con olio molto fluido, data la leggerezza del mezzo) quelli posteriori. 
Si montano al telaio senza alcun problema attraverso le bronzine e le viti, che prendono il posto dei perni sferici di serie; meglio usare l'accortezza di non stringere troppo le viti, per permettere agli anelli di fissaggio al telaio un minimo di gioco sulle bronzine che andrà soltanto a beneficio del lavoro degli ammortizzatori.



 
La prova sulla nostra pista ha evidenziato, quasi inaspettatamente, un buon incremento dell'equilibrio complessivo del mezzo.
Gli ammortizzatori in alluminio aumentano la rigidità complessiva e permettono regolazioni più accurate attraverso la quantità e la durezza dell'olio.
La macchina risponde meglio in tutte le condizioni ed è diventata più sensibile e precisa nella guida.
Si son confermate, invece, le prime impressioni sulle imperfezioni dell'accoppiamento tra cilindro e pistone: quando i pezzi e l'olio si scaldano a causa dell'usura, gli ammortizzatori tendono a bloccarsi, rimanendo in posizione schiacciata.
Abbiamo risolto facilmente l'inconveniente andando a rettificare leggermente, con la carta abrasiva, la parte superiore del pistone, quella, per intenderci, che è a contatto con la parte interna del cilindro; ovviamente basta pochissimo, dato che parliamo di "giochi" di frazioni di millimetro.
Ultimo suggerimento: meglio mettere un bel po' di frenafiletti nella vite che unisce il gambo all'anello di fissaggio inferiore, che altrimenti tende a svitarsi.
Al termine di lunghe prove, buone notizie sul fronte della tenuta: se montati correttamente e trattati con cura, gli ammortizzatori tengono bene l'olio e, dopo circa due ore di funzionamento, quelli posteriori (ben riempiti) non hanno avuto bisogno di rabbocchi.

L'ammortizzatore scomposto

Il pistone che abbiamo leggermente "rettificato"
Gli ammortizzatori Himoto 1:18 "upgrade" in sintesi:

Pro:
- belli a vedersi;
- migliorano la stabilità della macchina e la precisione di guida;
- tengono bene l'olio.

Contro:
- costosi;
- privi della ghiera a vite per la compressione della molla; 
- precisione costruttiva migliorabile nell'accoppiamento pistone - cilindro.

mercoledì 10 luglio 2013

Caster f18: ci riproviamo!

Nel mio precedente articolo relativo alla versione RTR di questa vetturetta avevo evidenziato un cospicuo numero di problemi che, purtroppo, ne vanno a inficiare le doti dinamiche senz'altro buone.
Tra i problemi che ho indicato ci sono la scarsa qualità della radio trasmittente e, soprattutto, una generalizzata fragilità delle plastiche e dei metalli utilizzati, con conseguenti "giochi", deformazioni e perdita delle filettature della viteria.
Ho lasciato la mia f18 da parte per qualche tempo, ma poi ho deciso che qualcosa si deve pur fare, quindi mi sono armato di inventiva e di portafogli per portare la macchina almeno a un livello decente di efficienza.

I "gioielli di famiglia": a sinistra la Caster f18 upgradata, a destra la Himoto Spino di serie o quasi

Per prima cosa ho letteralmente "buttato" la trasmittente, sostituendola con una affidabile Himoto.

Poi ho fatto alcune prove con la macchina così com'era, ma senza il coperchio copricorona avvitato sotto il telaio.
Il motivo? Semplice: ho pensato che le pietruzze, inghiottite dall'alto dal gruppo pignone - corona, se non trovano uno sbocco in basso continuano rimbalzare fino a quando non avviene l'inevitabile.
Ho girato quindi per un po' sulla nostra polverosissima pista senza il coperchio inferiore e ho notato che la macchina soffriva meno, tanto che ho potuto consumare diverse batterie correndo tra i sassolini ma senza sgranare nulla.
Ma, alla fine, ho sgranato lo stesso.
Colpa solo della corona scoperta? Penso di no.

Per terza cosa ho quindi controllato con la massima attenzione l'accoppiamento pignone - corona della f18 RTR.
La situazione, putroppo, era tragica per due motivi.
Il primo problema è il supporto motore, che è in alluminio leggerissimo, tanto leggero che, dopo un paio di avvitate, perde i filetti e, quindi, non è più in grado di tenere la regolazione precisa della distanza pignone - corona.
Il secondo problema è dato dal telaio stesso, che putroppo la Caster ha realizzato in una plastica leggera, molto meno nobile di quella, ad esempio, della Himoto o della Jamara; il telaio tende quindi a deformarsi con il calore e a flettere con l'uso.
Un dramma ... anche senza i sassolini, difficile non sgranare in queste condizioni!
A questo punto che fare?
O si butta tutto, oppure si tenta l'upgrade.
Siccome la macchina, nonostante tutto, mi piace e mi stimola, tento l'upgrade!

La Caster f18 con telaio in ergal
Il primo lavoro di miglioria lo faccio in casa: nella "banca dei pezzi" di mio padre (esperto aeromodellista) mi procuro dei bulloni da 2,5 e li incollo (con Attack!) sopra i buchi del supporto motore, in modo da fornire alle viti di fissaggio un supporto stabile e sicuro. Funzionerà.
Il secondo lavoro di miglioria necessita invece di un esborso economico (anche se davvero modico), in quanto prevede l'acquisto del kit necessario a trasformare il telaio della f18 dalla plastica all'ergal.
Attenzione, non sto parlando dell'acquisto della versione "pro", ma solo dell'acquisto di un kit (cod. F18PT-SET-01) che la Caster, intelligentemente, mette a disposizione di chi abbia già la f18 completa e voglia passare al telaio in ergal, mantenendo, però, tutto il resto in nylon (a differenza della "pro" che ha tutto in ergal, anche i braccetti delle sospensioni).
 
I bulloni da 2,5 sul supporto motore
 

Il montaggio del kit risulta abbastanza semplice e divertente, anche se le filettature delle viti della ordinata in ergal che regge la corona non erano ben dritte e, una volta stretto alla base del telaio, il pezzo aveva una pronunciata e scorretta inclinazione in avanti; per risolvere il problema ho dovuto lasciare un po' di gioco, poi eliminato dal montaggio del "castelletto" superiore centrale in nylon (che resta quello originale).

Immagini del telaio in ergal Caster
 


Con queste modifiche, l'aspetto della Caster f18 è ora decisamente migliorato: la macchina è davvero bella e ha un'aria decisamente più robusta e credibile.
Anche le prove in pista hanno dato buoni risultati, nel senso che l'usura del pignone si mantiene elevata, ma che non ho ancora sgranato nulla pur girando in condizioni di terreno difficili (circuito in terra con tanti sassolini piccoli e tanta, tanta polvere "estiva").
Visti i risultati confortanti, ho in programma altri upgrade per migliorare gli altri difetti della f18: l'elevata usura dei pignoni e la fragilità della viteria.
Sul sito della Asiatees ho trovato componenti in titanio realizzati per la Assciated RC 18B che dovrebbero andare anche sulla Caster; ho ordinato qualcosa: quando i pezzi arriveranno vi saprò dire.